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Storie sulla preparazione finale per il triathlon più famoso al mondo


“Ero solita pensare che partecipare a un Ironman fosse da pazzi e non potevo capire la motivazione della gente che lo faceva. Immagino che bisogna prima completare un Ironman per capire perché la gente lo fa. In qualche modo l’unica differenza tra il terminarlo con un tempo da record mondiale o appena prima della chiusura è la lunghezza della sofferenza, ma alla fine, tutti soffrono. Questo è ciò che unisce tutti quelli che completano un Ironman.” L’ex racer ITU Annabel racconta la sua trasferta per la gara di lunga durata e come ha scoperto cosa rende un Ironman così unico. 

“Non ho mai pensato che la mia disciplina sarebbe stata l’Ironman. Il mio allenatore ha sempre faticato a farmi andare in bici per più di due ore e può testimoniarlo.”



“Non credo che Melbourne sia conosciuta come la Mecca del triathlon per i professionisti. Ce ne sono in realtà solamente alcuni che vivono qui. D’altro canto c’è una comunità enorme di atleti di ogni fascia d’età. Vivo a Melbourne perché qui ho un lavoro splendido, sono circondata da amici meravigliosi e amo la città. Dieci anni fa probabilmente non avrei scelto Melbourne come base, ma adesso la faccio andare bene. Ci sono alcuni luoghi bellissimi per allenarsi e durante i mesi estivi la città è fantastica. La gente che vive qui ha un’enorme passione per lo sport.” 



“Ho gareggiato come professionista sin da quando avevo 20 anni e ho sempre avuto bisogno di equilibrio. A quel tempo passavo tantissimo tempo all’università. Credo che il mio lavoro part‑time in un’azienda mi permetta di rimanere fresca mentalmente per il triathlon. Apprezzo ogni momento che ho per allenarmi, e non lo do mai per scontato. Alla fine, credo che questo mi permetterà di godere dello sport più a lungo.”



“Lavorare oltre che praticare il triathlon presenta certamente delle sfide. Ci sono alcune sere dopo lunghe giornate al lavoro dove bisogna fare una sessione d’allenamento, sapendo che la mattina successiva bisognerà alzarsi presto per fare una nuotata e subito dopo tornare in ufficio. A volte mi mancano i vecchi tempi quando potevo semplicemente tornare a letto dopo una nuotata mattutina”, racconta Annabel riguardo i problemi che molti conoscono benissimo.



Melbourne può essere un po’ un problema per andare in bicicletta, visto che è una grande città. “C’è la famosa strada sulla spiaggia a cui si può accedere abbastanza rapidamente dal centro di Melbourne. Lì gli automobilisti sono abbastanza comprensivi nei riguardi dei ciclisti, ed è possibile accedere alle strade costiere fin giù lungo Port Philipp Bay. Là compio giri lunghi abbastanza regolarmente.” 


“Nei mesi estivi, spesso pedalo anche sui Dandenongs. L’area è bellissima e piuttosto collinare.” 



“A dire la verità non amo il clima di Melbourne. Vengo dal Queensland e sono abituata a estati molto calde e inverni miti. Ho dovuto abituarmi al tempo quaggiù a Melbourne, ma come dice spesso il mio allenatore, il brutto tempo non esiste, esiste solo un abbigliamento inadeguato. In inverno non si va mai sottozero, il terreno non è ricoperto dalla neve e quindi si può uscire e allenarsi. C’è solo da abituarsi al fatto che a Melbourne, durante l’inverno, ci possono essere quattro stagioni in un solo giorno.”  



“Le differenze di temperatura tra Melbourne in inverno e la Grande Isola di Hawaii, dal clima tropicale, sono la parte più dura della preparazione per Kona.

Il fatto che la temperatura del mio ambiente di allenamento e quella che affronterò a Kona sono agli antipodi, significa che devo essere creativa a Melbourne. Alcune delle cose che faccio per abituarmi al calore sono le sessioni in sauna, pedalare sui rulli in una stanza riscaldata, correre con molti vestiti addosso o praticare yoga Bikram.” 



Annabel corre sui trail sulla spiaggia da Port Melbourne giù attraverso St. Kilda fino a Brighton, un percorso che sceglie frequentemente per le sue lunghe corse. L’allenamento per l’Ironman richiede un elevato volume di corse che porta il rischio di lesioni.“Con il passare del tempo, ho imparato ad ascoltare meglio il corpo: questo mi aiuta a minimizzare le lesioni. Quando mi è possibile, provo anche a correre sui trail: rinforza le gambe. Se sento che ho bisogno di più lavoro aerobico, scelgo sempre la bici rispetto a correre perché è una scelta più sicura, più indulgente su ossa e articolazioni”, dice Annabel.



Si vede che la Luxford ha partecipato alle competizioni ITU prima di spostarsi sul triathlon della lunga distanza, la sua tecnica è eccellente. “Credo che la forma nella corsa è tanto importante per la lunga distanza quanto lo è per le gare più corte. Correre in salita è grandioso per la tecnica come lo è il lavoro in palestra”, afferma Annabel.


“Pedalo molto di più di prima, e nuoto meno. Dovendomi giostrare tra il lavoro part‑time e l’allenamento, probabilmente non mi alleno più ore di quando facevo competizioni ITU”, spiega Annabel. Comunque, rimane una delle nuotatrici più veloci nello sport.



“Nel corso di circa cinque mesi nuoto di solito una volta alla settimana nella baia, che è ad appena 100 m da dove vivo. Nei mesi invernali mi alleno solo in piscina al Melbourne Acquatic Center, che è perfetto per allenarsi”, Annabel riassume così il suo allenamento di nuoto. Anche il Melbourne Aquatic Center è ubicato a soli 200 metri dalla sua casa. L’impianto è costituito da una piscina coperta e una all'aperto da 50 m, e da due piscine coperte da 25 m, un paradiso per nuotatori e triatleti. 


“In gara tendo a non focalizzarmi sui risultati, sul podio o su una specifica posizione, ma piuttosto a ottenere il meglio da me stessa. Sento che nell’Ironman non ho ancora ottenuto il meglio da me stessa gestendo l’alimentazione, mettendomi al ritmo giusto e riuscendo a fare una gara di cui essere fiera in tutte e tre le discipline. Devo ancora terminare una competizione in cui finisco e posso pensare: questo era il meglio che potevo fare”, Annabel commenta a proposito della sua prossima campagna a Kona.